Ci proponiamo ora di descrivere in maniera quantitativa l'interazione unidirezionale fra due comparti in cui una risorsa essenziale viene consumata da una popolazione. In particolare, vogliamo descrivere esplicitamente la dinamica accoppiata di prede e predatori, di piante ed erbivori, e di nutrienti e produttori primari.
Le ipotesi alla base dei modelli che illustreremo sono le seguenti:
Proposto indipendentemente nel 1924 dal demografo americano Alfred James 
Lotka e nel 1926 dal matematico italiano Vito Volterra, quello di 
Lotka-Volterra è stato storicamente il primo modello consumatore-risorsa. Nella 
versione proposta dagli autori, in verità, l'accrescimento della risorsa 
era maltusiano (
) e questa semplificazione matematica produceva 
alcuni comportamenti singolari. Pur non essendo il modello molto realistico 
neppure nella versione che presenteremo qui, perché 
 non riflette la 
realtà biologica, esso ha il grande pregio di permettere un'analisi semplice.
Rispetto alla notazione usata per la forma generale (15), le 
funzioni 
 e 
 del modello di Lotka-Volterra sono così 
specificate: 
Si otterrà dunque
Per studiare il comportamento del modello di Lotka-Volterra (16) 
è bene iniziare dalla ricerca di eventuali soluzioni di equilibrio 
della coppia di equazioni differenziali. Per questo basta imporre che si 
annullino contemporaneamente le due derivate rispetto al tempo della 
quantità 
 di risorsa e della biomassa 
 del consumatore. Le curve che 
soddisfano la prima e la seconda delle due seguenti relazioni 
Se il predatore è sufficientemente efficace nell'interagire con la preda 
(mortalità da fame contenuta e/o efficienza di conversione della 
biomassa e coefficiente di predazione sufficientemente elevati in maniera 
tale che 
), le isocline (18) e (19) sono disposte come in Fig. 8. 
Dal momento che in condizioni di equilibrio entrambe le derivate temporali 
del modello (16) debbono annullarsi, ovvero debbono valere le condizioni 
(17), gli equilibri del modello sono determinabili graficamente come le 
intersezioni di una delle isocline della preda (tratteggiate in Fig. 8) 
con una delle isocline del predatore (a tratto continuo in Fig. 8). 
Come si evince dal grafico, gli equilibri sono in questo caso tre, e le loro 
coordinate valgono:
![]()  | 
![]()  | 
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L'equilibrio 
, che 
solitamente viene detto banale, corrisponde all'estinzione ovvero 
all'assenza simultanea di prede e predatori. L'equilibrio 
 
corrisponde all'assenza di consumatori, cosicché la 
risorsa ha come equilibrio la sua capacità 
portante. La terza soluzione di regime è quella più interessante, 
perché corrisponde alla coesistenza contemporanea di prede e predatori. 
Si noti però che, contrariamente ai primi due equilibri, tale soluzione 
non esiste sempre: il valore di 
 in 
 può assumere 
valore negativo se 
, cioè se, come dicevamo prima, 
il predatore è particolarmente inefficiente. 
Non tutti e tre gli equilibri trovati sono tuttavia stabili. Formalmente, un 
metodo rigoroso e semplice per decidere della stabilità di un equilibrio 
in un modello non lineare consiste nel determinare il segno della parte 
reale degli autovalori del sistema linearizzato in un intorno del punto di 
equilibrio. Per chi non avesse dimestichezza con tali metodi quantitativi, 
diciamo che il risultato dell'analisi di stabilità porta a concludere 
che gli equilibri 
 e 
 sono instabili, 
mentre 
 è stabile. 
Un'analisi qualitativa dell'andamento delle traiettorie del modello, che si 
basa sulle isocline prima determinate, può essere effettuata come segue. 
Ciascuna delle isocline non banali, ovvero la prima delle (18) e la prima 
delle (19), divide il primo quadrante dello spazio di stato 
 in due
parti. Ricordiamo che le isocline rappresentano il luogo dei punti nello 
spazio di stato in cui il vettore tangente alla traiettoria ha componente 
orizzontale o verticale nulla. In particolare, l'isoclina non banale 
tratteggiata, la prima delle (18), viene attraversata verticalmente 
poiché soddisfa la condizione 
, mentre quella a tratto continuo, la 
prima delle (19), viene attraversata orizzontalmente. Si noti che la 
componente orizzontale del vettore tangente alla traiettoria per tutti i 
punti dello spazio di stato che stanno sopra l'isoclina non banale 
tratteggiata ha verso orientato a sinistra. Ciò si vede dal fatto che, 
al limite di 
 molto grandi, la prima delle (16) ha segno negativo. Per 
esclusione, ne deriva che tutti i punti dello spazio di stato che stanno 
sotto l'isoclina non banale tratteggiata hanno componente orizzontale del 
vettore tangente diretta verso destra. Analogo ragionamento si può 
svolgere per analizzare il verso della componente verticale del vettore 
tangente alla traiettoria. Per questo, è sufficiente valutare il segno 
della seconda delle (16) per uno dei punti a destra dell'isoclina non 
banale a tratto continuo. Dalla seconda delle (16) si evince che, al 
limite di 
 molto grandi, il vettore tangente alla traiettoria deve avere 
componente verticale diretta verso l'alto. Conseguentemente, i punti a 
sinistra dell'isoclina verticale hanno componente verticale del vettore 
tangente alla traiettoria diretto verso il basso. Dal momento che le 
isocline non banali sono in questo caso rette che si intersecano in un punto 
(l'equilibrio stabile 
), il primo quadrante risulta suddiviso in quattro regioni: 
(a), (b), (c) e (d). Grazie all'analisi 
qualitativa appena effettuata, siamo in grado di determinare quantomeno 
direzione e verso del vettore tangente alla traiettoria in ognuno dei punti 
di tali regioni. L'andamento di una traiettoria coerente con l'analisi 
effettuata e che si origina nel punto 
 è mostrato in Fig.8. Esso fa 
capire in maniera intuitiva che effettivamente l'equilibrio 
 ``attrae'' verso di 
sè le traiettorie, cioè è stabile.