Abbiamo visto che il bilancio energetico di una catena alimentare può facilmente essere descritto attraverso un sistema dinamico in cui il contenuto energetico immagazzinato in ogni singolo livello trofico è rappresentato dalla biomassa totale del comparto corrispondente. Per esempio, in una catena di pascolo formata da produttori primari (, produttori secondari ( = erbivori), consumatori di primo e secondo livello ( e = carnivori) si può scrivere il modello (14) di pag. che, per praticità, riscriviamo di seguito
Ci limiteremo dunque a descrivere semplicemente la dinamica della più semplice catena trofica, costituita da una risorsa (o una popolazione di prede) e da una popolazione di consumatori (predatori). Nel caso che il consumatore sia un carnivoro i modelli corrispondenti vengono chiamati modelli preda-predatore, mentre nel caso che il consumatore sia un erbivoro si parla di modelli di pascolamento. È utile introdurre modelli consumatore-risorsa anche nel caso dei soli produttori primari, il cui sostentamento è naturalmente legato alla disponibilità di sali nutrienti, che costituiscono un comparto abiotico.
[r] Come abbiamo già detto nel Capitolo 4, nonostante l'energia immagazzinata dalle piante attraverso il processo di fotosintesi sia fornita dal sole, non è in generale il fattore luce a determinare la produzione primaria netta (che costituisce il flusso di energia immagazzinata nel comparto delle piante) bensì la diversa disponibilità di sali nutrienti, cioè di sali contenenti tutti gli elementi che permettono alle piante di costruire la propria biomassa. Nel caso dei produttori primari, la risorsa non è un'altra popolazione ad un inferiore livello trofico, ma un composto inorganico. A tale proposito, è bene chiarire che le piante, come tutti gli esseri viventi, richiedono diversi elementi per il proprio sostentamento (quali azoto, fosforo, carbonio, manganese, ferro, ecc.): per costruire la propria biomassa, esse debbono quindi assorbire un gran numero di sali nutrienti. Tuttavia, come mise in evidenza nell'Ottocento il chimico e agronomo Justus von Liebig (1808-1873, qui sopra), è in generale uno solo il sale nutriente che limita la crescita di una pianta e precisamente quello che è presente in minore quantità nel terreno o nell'acqua rispetto alle necessità della pianta (legge del minimo di Liebig). Per esempio: se la biomassa secca di una pianta è costituita per l'1.5% da azoto e per lo 0.5% da fosforo e il terreno contiene 200 unità di azoto e 100 unità di fosforo è l'azoto che limita la crescita della pianta, poiché